I manoscritti della caverna

L’alito del vento penetrava tra gli alberi secolari del bosco, suscitando un moto ondoso tra le alte cime. Guardavo all’insù e scorgevo sprazzi di cielo azzurro “disvelato” dalle fronde in movimento. Stava calando la sera, ed il respiro del bosco giungeva come lieve so io, sempre uguale, uniforme, sublime. Era il crepuscolo che si di ondeva, propagandosi tra le potenze divine del bosco e giungeva il tempo più vicino all’ora dell’attesa;il buio spettrale avvolgeva gli ultimi attimi di luce, quando da ogni albero, da ogni cespuglio, da ogni animale si può ricevere l’ultima consolazione del giorno e la manifestazione della potenza di un Essere Supremo. L’edera che avvolgeva i tronchi in flessuosi abbracci, ormai appariva bruna;tutto sapeva di bosco in quei momenti, quando i profumi della natura erano più intensi.

La vidi all’improvviso muoversi nel sottobosco ed andare lieve, ieratica, impalpabile tra i tronchi maestosi, abbracciandoli, e tra l’erba fresca sotto i suoi piedi, tra gli alberi che sembravano attraversare una metamorfosi al suo passaggio, nel segreto mormorio di una natura incontaminata.

Il vestito bianco e leggero, dal drappeggio ampio, disegnava il suo corpo, evidenziandone le forme leggiadre ed accentuando il fascino che scaturiva dalla sua bellezza ed eleganza.
I capelli biondi, fluenti, trattenuti da una corona di fiori, si muovevano come onde, senza impigliarsi tra i rami degli alberi dal basso fusto. Il viso roseo, le labbra rosse…sorrideva… sorrideva a me, che guardavo ammaliato…