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La città di Messina e la sua arcidiocesi vanta una devozione particolare alla Vergine Maria testimoniato ancora oggi da tanti santuari, luoghi di culto, opere d’arte e particolari titoli mariani. Questo stretto legame alla Madre di Cristo si fonda su una antica tradizione, un particolare primato che la città dello Stretto ha sempre vantato: la lettera che Maria avrebbe scritto ai messinesi il 3 giugno del 42 d. C. Una particolare prerogativa che lega Messina alla Vergine e che indubbiamente ha dato la forza e l’impulso per risorgere sempre con coraggio dalle proprie rovine, causate dalle tante distruzioni naturali ed umane, come la mitica Fenice rinasce dalle proprie ceneri. Questa pubblicazione, voluta dal Centro Interconfraternale Diocesano, offre un contributo per approfondire e riflettere sul culto alla Madonna della Lettera, che non è un dono solo per Messina. Grazie alla forte devozione ed all’orgoglio municipalistico, soprattutto nei secoli passati, immagini della Madonna della Lettera si ritrovano in varie parti della Sicilia, dell’Italia ed anche del mondo. Realizzate o portate in gran parte dagli stessi messinesi, sono simboli di questa forte devozione mariana. Esempio significativo è la singolare commissione di un quadro alla Madonna della Lettera da parte di uno dei più celebri messinesi, l’architetto Filippo Juvarra. Egli, trasferitosi definitivamente in Piemonte, presso la corte di Emanuele Filiberto di Savoia, decise di far realizzare in una chiesa di Torino un grande tela raffigurante la Vergine Maria per mantenere un legame con la sua città natale e la sua patrona. Innumerevoli i dipinti sparsi nelle principali città della Sicilia o d’Italia, tutti posti ove erano presenti comunità peloritane, come il dipinto realizzato a Roma dal Pomarancio, ancora oggi venerato dalla comunità messinese della capitale presso la basilica di San Pietro in Montorio. Molti di questi dipinti venivano donati dal senato di Messina per sancire una alleanza, infatti, soprattutto nel Settecento, da Messina furono inviate numerose fedeli riproduzioni dell’immagine venerata nel duomo a città sorelle come Trapani, Palermo, Siracusa e Catania. Un viaggio nel culto e nella devozione per testimoniare l’eccezionale diffusione di un titolo mariano prettamente localistico che paradossalmente diventa universale.