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Il soggiorno di Friedrich Nietzsche a Messina nell’aprile del 1882 è stato sempre un rompicapo per i suoi biografi, che non sono mai riusciti a spiegare le ragioni del suo viaggio né a descrivere i giorni da lui trascorsi in Sicilia. Da Messina comunicò infatti con amici e parenti solo con poche, laconiche cartoline postali, e anche in seguito non raccontò quasi nulla di questa esperienza. Tuttavia le cronache locali, i ricordi dei contemporanei, i suoi versi e soprattutto le opere filosofiche e i frammenti inediti ci dicono tanto di questo soggiorno mediterraneo in cui terminò la Gaia scienza, revisionò gli Idilli che volle dedicare a Messina ed elaborò le prime idee di Così parlò Zarathustra. Le mie ricerche illuminano ora la zona d’ombra di quei ventuno giorni trascorsi dal filosofo nella terra vulcanica tra le Eolie e l’Etna dove egli “danzò la sua opera e la sua vita” ed ebbe “la visione della sua Fata Morgana”, cioè del suo destino. Quei giorni non furono giorni qualunque: si pensi all’incredibile, mancato incontro con l’amico-nemico Richard Wagner che fu a Messina per tre giorni in quello stesso aprile 1882 e abitò a pochi passi da lui. Nietzsche sarebbe rimasto in Sicilia ancora a lungo: lo scirocco lo fece scappare. Ma dai confini del mondo egli tornò, come Zarathustra, un uomo nuovo, liberato, pronto per la sua ultima avventura intellettuale.